"I processi storici di trasformazione urbana a Montedoro" - Serafino Mantione

L’ubicazione orografica è un dato essenziale nell’assetto morfologico della città antica


L’ubicazione orografica è un dato essenziale nell’assetto morfologico della città antica e consente di distinguere immediatamente le diverse parti in cui essa si articola:
 
a) la parte più pianeggiante, interessata dai luoghi più rappresentativi del primo insediamento feudale, il palazzo baronale, la chiesa, le piazze; 
b) il quartiere dei contadini costretto entro la maglia di fondazione, l’attuale via Alighieri e via Garibaldi le quali declinano da Sud verso nord fino a confluire sulla via Cavour;
c) i quartieri post feudali, nei quali, allentati i vincoli urbanistici imposti dal fondatore, i contadini e gli zolfatari costruiscono le proprie abitazioni adattandole perfettamente alla morfologia dei terreni disponibili nelle immediate circostanze del centro urbano; 
d) infine le nuove espansioni tardo ottocentesche con le abitazioni, non più a schiera, allineate lungo gli assi stradali di collegamento del centro antico con il territorio.
Questa possibilità di leggere il rapporto tra la organizzazione morfologica degli spazi urbani e l’andamento orografico del terreno attraverso la mediazione della cultura urbanistica nei diversi momenti storici della loro formazione, costituisce, a ben guardare, il valore più singolare che il centro storico di Montedoro possiede.
Le regole baronali rigidamente improntate al criterio della economicità dell’intervento insediativo, che hanno conformato tra sei e settecento centinaia di centri urbani della Sicilia interna, hanno continuato infatti, nella maggior parte dei casi, a regolare la crescita urbana anche dopo la abolizione della feudalità e sino alle soglie dei nostri giorni. A Montedoro invece esse vengono, appena possibile, immediatamente abbandonate, lasciando il campo alla spontaneità della cultura contadina, guidata da semplici criteri utilitaristici e da regole non scritte di sociologica urbana. Non a caso chi osservi per la prima volta la planimetria del centro antico di Montedoro, senza conoscerlo, è portato a pensare che l’insediamento più antico sia quello a morfologia irregolare della zona Ovest denominata “serra”, nel quale possono ritrovarsi alcuni elementi dell’organizzazione dello spazio propri del periodo medioevale e ricorrenti in molti centri demaniali anche della stessa area geografica.
La singolarità di tale carattere è per altro rimarcata anche dalla tradizione popolare che ha attribuito all’area denominata “serra” il nucleo originario di fondazione, esso in realtà è stato realizzato a partire dai primi anni dell’800 a seguito dell’aumento della popolazione dovuta al buon ricavo delle miniere la vera ricchezza di Montedoro. Gli edifici risalenti alla fondazione ancora leggibili, pur se con modifiche che ne hanno snaturato le forme originarie, sono la chiesa Madre e l’ex palazzo Ducale, i quali risultano fondamentali per la definizione dello schema urbanistico originario. L’ipotesi da me avanzata coadiuvata da fondi storiche (cfr V. Alfano,Montedoro nel terzo centenario della sua fondazione:1635-1935, Caltanissetta 1935; G.Petix, Memorie e tradizioni di Montedoro, 1 e 2 vol. Caltanissetta 1982-1986; cfr.) ipotizza che il nucleo di fondazione si è sviluppato dalla ubicazione del Palazzo Ducale aventi le dimensioni di mt. 40 x 25 lungo l’asse sud – nord equidistante da tutti gli altri fabbricati di circa metri 51 ad esso parallelamente vengono realizzati le prime stecche abitative lungo l’asse viario nord-sud (“Via Garibaldi, orientamento a 343° allineato con il castello Manfredonico di Mussomeli”), esse vengono edificate su entrambi i fronti, sul lato che da sulla piazza vengono realizzate le costruzioni adibiti a magazzini di proprietà del fondatore, mentre sugli altri fronti vengono realizzate le abitazioni dei contadini, a chiusura di questa via, viene disposta la chiesa Madre orientata con l’asse maggiore in direzione est-ovest, Il dato importante ricavabile dall’interpretazione dello schema di fondazione è l’ importanza data al palazzo, il quale rivolge l’ingresso principale verso le preesistente alla fondazione nonché asse delle principali via di comunicazione, verso la chiesa Madre e tutti gli spazi che assumeranno una funzione pubblica, ma soprattutto la volontà di distaccarsi da tutti gli altri fabbricati mostrando la superiorità del palazzo e quindi di chi lo avrebbe abitato.
E’ questo a mio avviso il dato più singolare ed inedito della storia urbana di Montedoro che, per il resto è pienamente assimilabile a quella di tanti altri centri della Sicilia interna. Da studi recenti viene molto rivalutata la figura dei cosiddetti “fondatori di città nuove nel centro sicilia”, in particolar modo la figura del fondatore di Montedoro Diego Aragona Tagliavia Cortes duca di terranova e principe di Castelvetrano, il quale nel periodo che va dal 1635 e 1640 fondo tre nuove città la prima delle quali Montedoro, seguita da Menfi e Casteltermini, le logiche che hanno spinto il duca sono sicuramente di tipo economico per cercare di migliorare la resa produttiva del latifondo, ma anche la volontà celebrativa del proprio casato per non dimenticare che contribuì in modo determinante al processo di popolamento della Sicilia centrale fino ad allora spopolato, non credo assolutamente che il tutto sia stato fatto per avere un voto in più nel parlamento siciliano, credo che il duca fosse mosso da logiche più alte come testimoniano le opere architettoniche da lui commissionate a Palermo prima ed a Roma dopo, comunque per noi Montedoresi rappresenta il nostro “feudario-fondatore” e come tale merita un posto importante nella storia del nostro comune.
Dott. Urbanista Serafino Mantione

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