Parco Regionale della Lessinia: la scandalosa riduzione del 50% - Massimo Gronich

A cura di Massimo Gronich, Urbanista, socio e membro del Consiglio Nazionale Urbanisti e Pianificatori territoriali e ambientali

Leggo – non senza preoccupazione – la notizia inerente l’emendamento sul Parco della Lessinia, che il nostro Consiglio regionale ha ritenuto di approvare il 20 dicembre ultimo scorso. 
La riduzione da area agro-silvo-pastorale ad area contigua, ben lungi da poter essere considerata quale innocua rettifica adattativa di confini, costituisce un ripensamento sull’esistenza stessa del Parco. 

Tale operazione lascia a dir poco perplessi.
La scelta, immotivata e priva di caratteristiche di urgenza, modifica radicalmente e svilisce lo scopo e l’esercizio istitutivo del Parco nei termini progettati mediante la L.R. 12/90, l’esistenza del quale – nei fatti – è quella di mantenere in essere un meritevole polmone verde, ricco di storia etnografica, naturale, urbanistica e architettonica.

Oltre al discutibile fenomeno dell’estensione della possibilità di cacciare, che in un giardino frequentato da studiosi e turisti non dovrebbe proprio avvenire, perché ormai retaggio obsoleto e culturalmente estraneo alle zone di tutela, la minaccia è rappresentata da una riproposizione immaginabile delle zone estrattive, dell’asfaltatura, del traffico veicolare, tutte “novità” quantomeno improprie.

La conquista nell’interesse di tutti rappresentata dall’esistenza di un piccolo parco, di dieci mila ettari, così vicino alla pianura e alle città d’arte del Nord Italia viene ad essere sacrificata senza logica e in carenza di verifica preventiva della sostenibilità della scelta.

Infatti vale la pena di ricordare che la Lessinia rappresenta un unicum meritevole di piena tutela, del tutto simile a certe zone rurali e alto collinari dell’Inghilterra, del Galles e della Scozia, che si può concretizzare in mille modi, con riforestazioni, riscoperte architettoniche, iniziative gastronomiche, artigianali, artistiche, teatrali e musicali, per nulla necessitando ridurre i confini del Parco.

Le zone di riserva naturale integrale e orientata e le zone agro-silvo-pastorali dovrebbero essere quindi, per un maggior guadagno economico delle popolazioni, semmai ampliate e valorizzate, come ben insegna l’afflusso e l’interesse manifestatosi in seguito alla riscoperta dei manufatti realizzati in vista della Grande Guerra, ad opera di encomiabili volonterosi. E gli strumenti di legge ci sono tutti, se solo si volesse.

Mai si è vista una riduzione di tali zone destinate a Parco essendo normalmente il pregio degli ambiti tutelati destinato, al contrario, se ben governato, ad espandersi e a creare un volano di ricchezza economica e culturale.

Lo scopo stesso delle “aree contigue” è da ricercarsi nelle maggiori tutele di cui allo spirito della Legge Galasso e non a diverso e confliggente andamento.

Il percorso al contrario che sembra esser stato intrapreso, è destinato ad asfaltare oltre che le capezzagne la speranza di una Lessinia qualitativamente migliore e più prospera, così paesisticamente bella, e ad un inaridimento dei cuori che in prossimità a Natale proprio davvero ci avvilisce e rende tutto più cupo, coperto da una coltre di polvere, da escavazione .